Qualcuno di recente ha detto che per spiegare cosa c’è a Pignola si fa prima elencando quello che non c’è a Pignola. Sembra un paradosso ma è realtà.
L’odierna Pignola è un paesino tipico della montagna lucana; l’aria frizzante di un cielo terso ed i colori di cui si adorna la campagna circostante la rendono unica in tutte le stagioni.
Pignola è un paese che non nasconde le sue velleità turistiche e non potrebbe essere altrimenti considerate le bellezze del centro abitato e le peculiarità ambientali. Nel suo territorio sono sorte numerose iniziative che offrono ai turisti ogni occasione di svago e di ristoro.
Su fondo celeste due leoni color oro, contro rampanti, ed un pino verdeggiante. Suolo ove il pino è impiantato color terra. In basso il motto :
“Pinea sum dicta et dicor a nomine fortis”
La Geografia
Il Comune di Pignola confina con Potenza, Anzi, Abriola e Tito ed ha un’estensione di 55 kmq. Il suo territorio ha altitudini che vanno dai 700 ai 1400 m. slm. Il centro storico raggiunge un’altitudine di 927 m. s.l.m. da dove domina l’alta valle del Basento, protetto da un anfiteatro di monti facenti parte della catena della Maddalena. Dai suoi monti scaturiscono numerosi corsi d’acqua, aventi caratteristiche di torrenti. Quasi tutti alimentano nella piana il fiume Basento, che sorge solo a qualche km dai suoi confini. Un tempo questi torrenti facevano girare le ruote di numerosi mulini ora in disuso ma che rappresentano un interessante esempio di archeologia industriale. Nonostante le contenute dimensioni, il paese offre una varietà di paesaggi: i folti boschi, con le faggete di Rifreddo, castagneti e vaste zone di abeti bianchi e rossi; la verdeggiante piana di Pantano, con prodotti agricoli di gran pregio; il lago, la zona umida dichiarata recentemente di interesse internazionale. Il lago da qualche decennio è oasi faunistica gestita dal WWF Italia e nel suo perimetro sverna e nidifica un’avifauna di particolare pregio, tra cui: l’airone rosso, il marangone, il tarabusino, la sgarza, il tuffetto, lo svasso, il codone, la folaga ed altre specie sottoposte dalla normativa internazionale a protezione rigorosa. L’oasi, inoltre, è riconosciuta come un’importante area di sosta sulla rotta migratoria verso l’Africa. Recenti studi sul mondo degli insetti hanno portato alla scoperta nell’area del lago di un coleottero ritenuto sconosciuto alla scienza.
Solo a qualche chilometro di distanza dal lago si trova una riserva regionale che ospita una numerosa colonia di cervi.
Le vetta più elevata del territorio comunale è il monte Serranetta (m. 1476); di notevole altezza sono anche i monti Ciglio e San Bernardo.
Un territorio così diversificato è in grado di generare una notevole varietà arborea. Si pensi, infatti, che il botanico Orazio Gavioli catalogò nel territorio circa 900 specie di piante.
La storia
Anche se i ritrovamenti di testimonianze d’epoca romana e la presenza sul territorio di un braccio della via Herculea dimostrano in maniera inequivocabile la frequentazione dei luoghi in epoca antica, le prime notizie sulla esistenza di Pignola, allora appellata Vineola, si hanno solo intorno all’anno mille quando viene registrata nel catalogo dei baroni normanni.
Nel 1190 in occasione della crociata in Terra Santa che si tenne sotto Guglielmo il Buono, il feudatario della terra di Vineola, tale Morellano Vineolam, in virtù del possesso di una parte del feudo, contribuì alla causa offrendo più soldati di quelli richiesti.
Non si hanno molte altre notizie sul periodo ma recenti studi sugli affreschi venuti casualmente alla luce nell’antica chiesa di S. Nicola, oggi intitolata a S. Donato, fanno ipotizzare che furono proprio pittori al seguito dei crociati a ritrarre nella chiesa le immagini dei santi e del Cristo a cavallo.
Tali circostanze, oltre a riferirci che la chiesa era già presente in quel periodo, forse all’epoca come cappella del palazzo baronale non più esistente, ci testimonia di come nello stesso periodo il borgo fosse già vitale.
In un periodo compreso tra il 1240 ed il 1246 è l’imperatore Federico II di Svevia ad attestare per Vineola il raggiungimento di una buona condizione sia economica che sociale. Lo “stupor mundi”, infatti, ordinò che si ristrutturassero i castelli della Basilicata caricando le spese sui centri più facoltosi. Agli abitanti della terra di Pignola venne ordinato di provvedere alla riparazione ed alla ristrutturazione del castello di Lagopesole, uno dei manieri preferiti dallo svevo. Cosa che gli abitanti di Vineola fecero sopportando parte della spesa e fornendo l’opera delle proprie maestranze.
La vitalità del centro è nuovamente testimoniata a distanza di qualche secolo.
Lo avvalora il fatto che la Regina Giovanna II D’Angiò Durazzo, regnante nella prima metà del 1400, fu attenta visitatrice del luogo e nel paese soggiornò per brevi periodi, così come ci attestano antichi cronisti.
Con Giovanna II il centro pignolese conobbe un periodo felice. La particolare considerazione reale per il paese divenne tangibile quando la regina le concesse molti doni e significativi privilegi. E’ da ricordare la conferma del privilegio, all’epoca non comune, di poter effettuare nel borgo una fiera di più giorni ove commerciare tutti i prodotti compresi gli animali.
Volle la monarca poi impreziosire la locale Chiesa Madre donandole reliquie di santi ed arredi di valore.
Proprio alla Regina Giovanna si deve la donazione della Terra di Vignola alla Casa Santa Ave Grazia Plena di Napoli, un istituto di beneficenza da lei stesso fondato per la cura degli orfani.
Con tale donazione la Regina sottrasse il paese alle bramosie e vessazioni di feudatari che spesso non avevano a cuore il benessere degli abitanti. Passò quindi a far parte di un patrimonio amministrato da una speciale commissione di nomina reale e questo permise di allentare al massimo ogni interferenza e non di rado anche l’amministrazione del paese venne affidata a personalità del luogo con funzioni di agenti della Casa Santa.
L'appartenenza ad un istituto di beneficenza, invece che ad un nobile feudatario, fece si che Vignola mantenesse un certo status godendo di particolari esenzioni fiscali.
Tali condizioni, probabilmente, favorirono l’incremento della popolazione e la “fusione” con gli abitanti del vicino feudo di Castelglorioso che si trasferirono in Vignola nello stesso periodo.
Morta la regina, scomparsa l'utile protettrice, la casa Santa Ave Gratia Plena la cedette in enfiteusi a don Innigo di Guevara e negli anni che seguirono il paese passò di feudatario in feudatario.
La consacrazione definitiva del paese a centro "vitale" la si ebbe nel 1661 quando la Terra venne scelta come residenza della Regia Udienza di Basilicata, una specie di conferimento del titolo di città capoluogo.
La presenza di tale importantissimo organismo determinò l’affluenza in paese di gente colta e benestante, di famosi avvocati e nobili, ma anche di gente comune che qui accorreva per ottenere giustizia. Il notevole incremento di presenze, dovendosi comunque soddisfare le primarie esigenze, si rivelò un toccasana per l’economia di paese: le case si affittarono ad un prezzo superiore; trovarono impiego avvocati e notabili con incarico di agenti; nelle taverne si fermavano molti avventori. La Regia Udienza rimase a Vignola fino al 1663.
Al tempo della rivolta di Masaniello scaturita dalla richiesta di migliori condizioni di vita, i fratelli pignolesi Bardariello e Franceschiello prima e Francesco Cauzillo poi costituirono una banda armata e presero a scorrere la campagna. La zona venne considerata insicura e questo a danno soprattutto dell’economia dell’area.
Nonostante questi episodi mostrano la scarsa tolleranza verso i soprusi, il paese fu poco avvezzo a rispondere alle grandi rivolte. Di poco conto fu il sostegno sia alla rivoluzione napoletana del 1799 che ai moti che portarono al Risorgimento.
Offrì comunque il suo contributo di uomini e di idee a tutti gli avvenimenti storici che si susseguirono. Ebbe comunque la sua setta carbonara ed il suo monte frumentario.
I primi anni dell’Unità d’Italia segnarono forse il momento più difficile per il paese quando il fenomeno emigrazione che dilagò in Basilicata qui assunse i contorni di una diaspora. Da quasi seimila, in un ventennio gli abitanti di Pignola si ridussero alla metà. Superato con gran difficoltà questa delicata prova, nel 1928 un nuovo episodio parve segnare definitivamente il futuro del paese. In quell’anno, infatti, il patrimonio comunale venne fuso con quello di Potenza e Pignola divenne da paese a contrada. Per disfare quello che si fece in 6 mesi ci vollero 7 anni e, grazie all’impegno delle migliori menti, nel 1935 Pignola riuscì ad ottenere l’autonomia amministrativa.
Oggi certi problemi sembrano solo un ricordo ed il paese vive un’inversione di tendenza che la posiziona tra i comuni più vitali nel contesto regionale e questo sta a testimoniare una condizione sociale, culturale ed economica in evoluzione positiva.
Una leggenda
Una leggenda, raccolta in antiche cronache, ci racconta della fondazione di Pignola da parte degli abitanti del vicino feudo di Castelglorioso. Parrebbe, ma la leggenda è contraddetta dalla verità storica, che intorno al 1400 gli abitanti del feudo di Castelglorioso, i cui ruderi sono ancora visibili, vollero abbandonare il luogo natio per sfuggire alle angherie di un cattivo feudatario. Rimossero la campana dal campanile della locale chiesa e la sistemarono al giogo di due giovani buoi. Raccolte, poi, ogni masserizia quelle famiglie lasciarono il feudo. I notabili affidarono proprio ai buoi la scelta del sito ove fermarsi. Senza indugio gli animali si diressero verso il colle che oggi ospita Pignola e lì si fermarono. Gli Ariosani lì fondarono il nuovo paese.
I personaggi illustri
Filiberto Guma, abile pittore del seicento.
Scipione Lacorcia, madrigalista tra i più famosi a Napoli nel XVII sec.
Raffaele Calace, fondatore della nota fabbrica napoletana di mandolini.
Prospero Postiglione, insigne medico.
Giovanni De Gregorio, detto il Pietrafesa, uno dei massimi pittori lucani, ebbe a Pignola la sua bottega ed alla sua morte venne sepolto nella locale chiesa madre.
Il costume tradizionale
Il costume maschile dell’800 era dato da pantaloni neri a coscia. Scarpe nere. Camicia bianca con collo a pistagnina e camiciola di colore nero. Giacca dello stesso colore del pantalone. Cappello nero a “cantatore”. In inverno si indossava il cappotto a ruota (una sorta di grosso mantello).
Dai capitoli matrimoniali degli atti del notaio pignolese Rocco, (1587-1603) si è potuto ricostruire un costume femminile del 1500. Le donne indossavano:
Scarpe nere, calze rosse. Gonna di panno scuro (nero, verdone o marrone) ornato di nastro rosso in basso. Corpetto dello stesso colore della gonna, orlato di nastro rosso. Camicia bianca e maniche rosse legate con dei nastri al corpetto all’altezza della spalla. Mantella dello stesso colore del vestito, orlato di rosso.
Nel 1800 il costume femminile subisce delle trasformazioni ed oggi se ne contano due versioni. Queste varietà si possono cogliere nel costume adottato dai due gruppi folklorici “i Vignarul “ ed il gruppo “Vineola” capaci di proporre con bravura oltre al costume altri aspetti della cultura popolare.
L’economia
L’economia del paese si basa in via prioritaria sul terziario, godendo il centro della facilità di collegamento con la città capoluogo ove prioritariamente i pignolesi svolgono la propria attività lavorativa. Attivo è l’artigianato ed ancora permane anche se in forma limitata la particolarità della lavorazione della pietra e del ferro battuto. I pignolesi sono famosi per l’arte pasticciera e quasi tutti i laboratori di pasticceria del capoluogo si avvalgono delle maestranze pignolesi.
Gli itinerari
Il territorio pignolese e le sue opere artistiche ed architettoniche sono di notevole interesse e offrono l’occasione per interessanti itinerari. Si possono individuare tre distinti direttrici: l’itinerario dei portali; l’itinerario ambientale; l’itinerario religioso.
Itinerario dei portali
I portali sono un po’ l’emblema del paese. Quasi ogni uscio del centro storico è abbellito dal sapiente lavoro di scultura. In paese se ne contano diverse centinaia e di questi circa duecento sono ornati. Tutti i più importanti si trovano nel centro storico. E’ impossibile citarli tutti ma tra essi si segnalano:
Portale “Ciasca”
Portale in stile barocchetto o rococò, con piedritti che sostengono un arco a tutto sesto che si chiude con un concio a tipo pergamena. Zanche laterali ampie, composte da sei riquadri per lato scolpite a punta di diamente. Presenti l’elemento della voluta e del cartoccio. Sui lati del portale vi si trovano due mascheroni di forma demoniaca. La facciata del palazzo si completa con monofore a campana. Pregevoli i balconi in ferro battuto.
Portale “Scavone”
In stile neoclassico il portale è formato da due colonne che poggiano su basi rettangolari. Poi due lesene che sorreggono una lunga balconata.
Portale “Pecoriello”
Ha piedritti adorni da quattro forme esagonali che si chiudono con un volto di bimbo per parte. L’arco è a tutto sesto ed il concio è finemente lavorato. Alla base due leoni sorvegliano l’uscio.
Piazza.
La piazza è il fiore all’occhiello del paese. Pignola ha una piazza strana, dice qualcuno.
Diversi palazzi di pregio e portali eleganti. Da angoli particolari cariatidi e telamoni, figure umane ed animali, sorreggono balconi ed allo stesso tempo suggeriscono alla riflessioni saggi massime: “Concordia res parvae crescunt” (con la concordia le piccole cose crescono), come dargli torto.. Mascheroni, mensole figurate e balconi in ferro battuto. Di pregio i palazzi: il palazzo Padula che sbuca in piazza ad angolo protendendo un leone ed il palazzo Gaeta, che ricorda i palazzi in stile barocco di Noto. Notevole è anche la scala interna al palazzo Gaeta con statue di musici che invitano all’allegria.
Questa è una piazza particolare, neanche in piano, eppure ha raccolto lusinghieri apprezzamenti di artisti e di poeti. L’hanno paragonata ad una conchiglia, altri, invece, l’hanno accostata per bellezza a piazze notissime nel mondo, fatte le dovute proporzioni.
Portale Padula
Portale chiuso. Riccamente lavorato. Piedritti in forme lavorate a punta di diamante. Zanche laterali. In chiave una figura demoniaca, sovrastata da una pietra con iscrizione capovolta, quali misteri cela?
Portale S. Antonio – Porta del Giubileo
Il portale settecentesco della chiesa di S. Antonio ha piedritti lavorati ed un arco a tutto sesto. Sull’arco vi è una mensola sovrastata dall’immagine in pietra del Santo con i suoi simboli. Di pregio la porta in bronzo, opera del maestro Masini che in distinti pannelli rievoca momenti biblici e richiami ai grandi Giubileo.
Portale Pinterpe
Chiaramente barocco. Ha piedritti ed arco a richiami floreali. Abbonda di volute e chiocciole. In chiave un concio che raffigura un cherubino.
Portale Chiesa Madre
Portale riccamente decorato con piedritti che si sporgono alla base a “ginocchio” . Volute e ricami floreali. Monofore ed ampie zanche.
Portale “Patrone”
Portale con piedritti ondulati. Zanche laterali con richiami a chiocciola. Arco a tutto sesto. In alto su una forma a pergamena la data e i nomi dei committenti. Notevole il batacchio del portone.
Suggestive costruzioni impreziosite da piccole opere d’arte, in pietra o in ferro, conci in chiave ad immagine di cherubini e curiosi batacchi per battere ad antichi portoni si trovano un po’ dappertutto. Si scorgono mascheroni, ai quali era uso legare gli equini, quasi sempre scolpiti in figure demoniache che avevano il compito di esorcizzare gli influssi malefici dei visitatori.
Museo Scenografico del Costume e della Civiltà Rurale.
Un museo di diversa concezione propone in più “quadri” immagini della civiltà rurale e del costume lucano. In due ricostruzioni vengono proposti l’interno di una casa contadina, con le povere cose e con la culla attaccata alla soffitta, e il lavoro nei campi. Alla fine del percorso ci si meraviglierà della quantità di spunti e di informazioni offerte in uno spazio tutto sommato contenuto.
Itinerario religioso: le chiese
Chiesa S. Maria Maggiore.
Intitolata a Santa Maria Maggiore, la chiesa è stata rifatta sulle fondamenta di una chiesa di impianto romanico nel 1784 su disegno dell’architetto Magri, allievo del celebre Vanvitelli. Dell’antica struttura è testimonianza il campanile, del 1400. A base quadrata, il campanile ha gli angoli scolpiti in immagini di animali per un autentico bestiario medioevale. La chiesa è ad unica navata con 8 cappelle laterali e due grandi cappelle che formano la croce.
All’interno si conservano diverse statue del settecento e pitture di pregevole fattura. Tra essi spiccano una Madonna del Rosario, una Madonna con Bambino e santi ed una crocefissione e santi, opere del Pietrafesa. Vi si trova anche un martirio di San Pietro, di scuola caravaggesca, attribuito a Carlo Sellitto.
Chiesa di S. Antonio
Chiesa ad unica navata, con area presbiteriale piatta e due cappelle laterali. Ha pareti impreziosite da quadri del XVII sec di autori locali. Pregevole il portale e la porta in bronzo.
Chiesa di San Rocco.
Ultima testimonianza di un convento soppresso ed abbandonato definitivamente all’indomani dell’unità d’Italia. La chiesa è intitolata all’Assunta, anche se la devozione verso il santo francese ne ha fatto prevalere il nome. È a due navate; la prima si conclude con un prezioso altare in legno del seicento, recentemente restaurato, sovrastato da tre affreschi raffiguranti Cristo Re, San Pietro e San Paolo. Statue lignee di santi francescani nelle nicchie laterali. Nella navata di destra si trova un altare dedicato a San Rocco eretto in occasione della peste del 1778 per la particolare protezione ricevuta. Sulla destra statue di S. Antonio, San Fedele, San Francesco.
Nella chiesa si conserva anche l’antica statua dell’Assunta, dono del barone Lombardi, ed un recentissimo San Pio, dono di devoti.
Chiesa di S. Donato
E’ la cappella del palazzo baronale non più esistente. Attualmente è ancora chiusa al culto per i danni subiti dal terremoto del 1980. In esso sono stati ritrovati affreschi del XII secolo raffigurante Cristo a cavallo e Santi.
Chiesa della Madonna delle Grazie
Anticamente dedicata al culto di S. Giacomo, è stata in seguito dedicata al culto della Madonna delle Grazie alla cui particolare protezione le donne affidano il buon esito delle gravidanze.
Chiesa di Santa Lucia
Chiesa ad un’unica navata, posta fuori dalla cinta urbana. Dedicata al culto della Santa siracusana è meta dei fedeli unicamente nella giornata a Lei dedicata (13 dicembre). In questa giornata i ragazzi usano percorrere tre giri di corsa intorno alla chiesa legati ad un laccio di lana multicolore. Nella giornata, davanti alla chiesa viene preparata “la cuccìa” che è una zuppa augurale di legumi che viene offerta ai visitatori.
Santuario Madonna del Pantano
Situato nella frazione di Pantano è stata rifatta nel 1789, probabilmente dove già esisteva una struttura dedicata al culto della statua in pietra, identificata come Maria degli Angeli, conservata in una nicchia sopra la porta principale. E’ ad unica navata e conserva tele di Feliciano Manieri ed un ligneo Sant’Antonio da Padova, risalente al XV secolo.
Santuario di S. Michele
Chiesa che si trova in un’amena località detta S. Angelo distante 5 km dal centro abitato. Chiesa ad unica navata probabilmente cappella di un convento di cui rimangono poche testimonianze. La struttura sovrasta una grotta, che originariamente dovette servire ai monaci come chiesa, profonda 25 scalini, con un altare in pietra del 1500.
Il miracolo
La zona è ricordata, anche in antiche cronache, per un miracolo verificatosi nel XVI sec.
Si racconta, infatti, che nel 1574 cadde tanta neve che i frati ospiti del convento non poterono allontanarsi da quel luogo. Le provviste si esaurirono ed essendo i frati dediti all’elemosina, consumate le poche scorte rimasero bloccati e senza cibo. Essi non si scoraggiarono fidando in un intervento divino. Si riunirono in preghiera. Sentirono bussare alla porta del convento e con sorpresa aprirono ad una giumenta bianca carica di grano. Non vi era segno di un eventuale padrone. I frati riconoscenti scaricarono le bisacce ed a quel punto l’animale sparì senza lasciare tracce sulla neve.
Un itinerario ambientale
L’altro punto qualificante di questo centro è la componente ambientale.
Lago
Il lago di Pignola un tempo era di proprietà baronale e fonte di grossi introiti per la vendita delle canne, paglia per sedia, e per l’affitto della pesca di trote e capitoni. Fu punto di sosta sulla via della transumanza di mandrie e greggi verso le mete estive della Puglia. Oggi è oasi faunistica e zona umida di interesse internazionale. Situato nella piana a solo a qualche chilometro di distanza dal centro abitato, il lago è gestito dal WWF Italia e meta obbligata per chi vuol tuffarsi in ambiente incontaminato ed avere un contatto più ravvicinato con uccelli ed le specie che vi soggiornano. Dotato di punti di avvistamento e di valide guide, l’oasi si offre per l’osservazione nel loro habitat naturale di specie diverse a secondo del periodo dell’anno. Nell’oasi, tra l’altro, è operante il CRAS (Centro raccolta e assistenza animali selvatici) che ospita e cura animali selvatici feriti.
Nella zona sono sorte, cosa che non guasta, diverse interessanti iniziative per il tempo libero in grado di offrire una occasione di svago per tutta la famiglia: maneggi, strutture sportive, parco giochi, aviosuperficie, piscine, karting , ecc.
Rifreddo
E’ una stazione montana meta di quel turismo che vuol rimanere lontano dal chiasso e dalla fretta. Boschi d’alto fusto, faggete, e l’aria frizzante dei suoi 1200 metri, offrono l’occasione per una gita ristoratrice. Non a caso l’esercito italiano e la Montedison ne fecero una delle basi per trascorrere le vacanze estive. Adatto per il trekking, il bosco è penetrabile senza grosse difficoltà. Si trovano ottimi funghi ed in estate le fragole di bosco. All’attento visitatore si potrà offrire la vista di ghiri, scoiattoli, cinghiali, tassi, volpi ed altri animali tipici dell’Appennino meridionale.
Serra Netta
E’ la vetta più alta del territorio pignolese (m. 1475) . La scalata, una volta abituale dai soci del Club Alpino, non presenta difficoltà insormontabili, nel senso che non è necessario la scalata con l’ausilio di corde. E’ possibile, però, affrontarla con partenza da diverse quote: 800, 1000 o 1100 metri. In compenso la vista panoramica che si gode dalla sommità è notevole ed agli esperti non mancherà di scorgere nelle giornate di buona visibilità lembi della Campania e della Puglia.
Altra caratteristica di Pignola sono le innumerevoli manifestazioni che si organizzano grazie all’intervento ed all’impegno di associazioni (culturali e sportive), comitati ed amministrazione comunale. Pur con tante altre proposte offerte durante tutto l’anno, le associazioni hanno le seguenti manifestazioni clou:
Pignola in blues, fine luglio. Organizza l’Associazione “Cross Road”. Una rassegna di tre giorni di musica blues con artisti di gran fama da tutto il mondo. Durante la manifestazione si tiene il motoraduno nazionale.
Estate a Pignola, Agosto. Organizza l’Associazione “Il Focolare”. Ha durata generalmente di una settimana ed è un contenitore di manifestazioni apprezzate che hanno nel Cabaret (selezione per il concorso nazionale di Saint Vincent, “Bravo, Grazie”) e nella musica (Il Pino d’Oro) i punti fissi. A queste si aggiungono altre serate di rilievo a far da cornice.
Rassegna Internazionale del Folklore e delle tradizioni popolari, Agosto. Organizza la Pro loco “Il Portale”. In una settimana una rassegna delle tradizioni popolari portati in piazza da gruppi provenienti da tutto il mondo. Occasione di incontro e di confronto con le culture di paesi lontani. Un appuntamento fisso della manifestazione è la partecipazione della Band della Nato.
Baracche e Burattini, Agosto. Organizza il “Comune di Pignola”. Rassegna teatrale per tutte le età. Un occhio particolare ai più piccoli.
L’altra faccia di Penolope, marzo, festa della donna. Organizza “il Portale”. Una tre giorni in cui ci si sofferma e ci si confronta con l’universo femminile. Mostra dei manufatti: hobby ed arte.
Premio il Portale, Ottobre. Organizza “il Portale”. Un’occasione per premiare chi si adopera per migliorare il mondo. Tra gli ultimi premiati il dott. Guido Bertolaso.
Premio Potito Petrone, Dicembre. Organizza “il Portale”. Premio di medicina riservato alle tesi di laurea dei giovani lucani laureati in medicina.
Bandinpiazza, settembre. Organizza l’associazione “Amici della Musica”. Un raduno di bande musicali di valenza nazionale. Una tre giorni a tutta banda. Tra i partecipanti fissi la Banda Musicale “Città di Pignola”.
Le feste religiose
Sant’Antonio Abate . 16 e 17 gennaio.
Il santo anacoreta viene onorato con due giornate di festa. Il giorno 16 viene acceso “la fanoia”, un grande falò benedetto al termine di una funzione religiosa. La serata si trascorre con la sagra di prodotti tipici e l’animazione su iniziativa di un comitato spontaneo. Il giorno 17 , dopo la spettacolare e tradizionale corsa di equini in onore del Santo, inizia il carnevale e per le vie del paese si aggirano “i paratë”, maschere locali.
(vedi anche: manifestazioni)
Santa Lucia: 13 dicembre
La festa di Santa Lucia nella tradizione popolare ha inizio con almeno una settimana d’anticipo rispetto alla ricorrenza. I ragazzi ancora oggi costruiscono con un rocchetto ed un chiodo di cavallo una corda di lana, detta laccio di Santa Lucia, lunga anche decine di metri. Il laccio verrà indossato da un ragazzo che rappresenta il cavallo a mo di redini trattenute da un secondo ragazzo che lo seguirà e lo guiderà nella corsa sfrenata. E’ d’uso consumare in tale ricorrenza la cuccìa, una zuppa di legumi.
Maria SS. degli Angeli. Maggio settembre
Festa della protettrice. La terza domenica di maggio la statua della Madonna viene trasportata in paese dal Santuario di Pantano con un gran concorso di fedeli. Rimarrà in paese per 4 mesi per poi essere ricondotta al santuario la terza domenica di settembre. In entrambe le occasioni l’evento viene festeggiato con grande trasporto. La festa di maggio dura per otto giorni consecutivi con un ricco programma religioso e civile. La festa di settembre con uguale partecipazione di fedeli si tiene nella vicina frazione di Pantano, località ove si trova il santuario diocesano.
La festa di maggio viene preceduta dalla caratteristica Uglia (vedi anche: tradizione)
San Michele. 29 settembre.
In questa data ci si reca in pellegrinaggio al santuario di S. Michele che dista circa 4 km dal centro abitato. La chiesa e la grotta sottostante con altare sono le uniche testimonianze di quello che in passato era un convento. Ancora oggi è anche la festa della scampagnata. Recentemente il comitato festa ha riproposto la sagra della pasta e fagioli.
San Rocco, 16 agosto
Al programma religioso della commemorazione del Santo si affianca un comitato festa che si occupa del programma civile.
Via Crucis
La sera del Venerdì Santo su iniziativa della locale sezione dell’azione cattolica si ripropone la rappresentazione della Passione di Cristo con la Via Crucis per le vie del paese.
Fiere e mercati
Fiera: l’8 settembre. Di vari generi.
Mercati: il secondo ed il quarto giovedì del mese.
Le tradizioni
La corsa di S. Antonio
Nella giornata del 16 e del 17 gennaio, Pignola perpetua il rito secolare legato alla celebrazione di Sant’Antonio Abate. La celebrazione ha inizio nella serata del sedici quando si da fuoco, nei pressi della chiesa del santo, ad un enorme falò. La “fanoia” è una pila di fuoco circolare che viene benedetta dal parroco ed arde per tutta la notte vegliata dai devoti che si attardano al tepore. I pignolesi, nei tempi andati, usavano anche portare a casa in segno di devozione un po’ di brace e qualche tizzone per accendere il fuoco che durava tutto l’inverno. Imitavano, in un certo qual modo, il miracolo del Santo che secondo la tradizione scese all’inferno a prendere il fuoco per donarlo agli uomini e portavano a casa la benedizione del Santo.
Forse ancora non è spenta la brace della fanoia quando lo scalpitio di zoccoli del nobile cavallo o del forte mulo battono il selciato del tracciato del percorso. La corsa dei cavalli, muli ed anche asini, si tiene il giorno 17 gennaio ed è il culmine di un rito a cui i pignolesi sono molto legati. Gli animali convergono in piazza a ricevere la benedizione e quando il sacerdote la impartisce la corsa ha inizio. Una corsa spericolata e spettacolare che si consuma per le strette vie del centro, compiendo i tre giri devozionali intorno alla chiesa. La caratteristica manifestazioni ha radici profonde e pur permanendo una devozione ed il desiderio di assistere ad un rito si fa preferire per l’aspetto competitivo.
La Uglia
La sera antecedente la terza domenica di maggio, a Pignola celebrata come festività di Maria SS. degli Angeli, su di un percorso che si snoda nel centro storico si rappresenta la processione della “Uglia”. La rituale manifestazione ha inizio quando le ombre della sera sono già calate. E’ in quel momento che al suono delle marcette eseguite dalla banda di turno “esce la Uglia”. Piroettando tra la folla danzano i portatori che sorreggono un baldacchino a forma di guglia con un’immagine di Maria. E’ questo l’unico elemento religioso su l’impianto di una manifestazione che è chiaramente laica. La processione non sosta davanti le chiese, non è accompagnata dal prete officiante, nessuno si segna al suo passaggio. Il significato è laico ma quanto e quale il legame con l’immagine di Maria? La ricerca di un significato condivisibile ancora appassiona gli studiosi. La processione ha uno svolgimento codificato dalla consuetudine che ha tramandato dalla notte dei tempi riti lontani e per questo attira l’attenzione degli antropologi che si soffermano sull’analisi della simbologia: Una processione priva di ogni autorità sia essa religiosa che civile; Un’immagine sacra che piroetta tra la folla con movimenti circolari o obliqui; Falò di ginestre innalzate a sbarrare il passo alla “Uglia”, i cui portatori, sospinti dalle note musicali della banda, dall’eccitazione ed anche dal vino, ma soprattutto dalla forza del rito, si trovano sbarrato il passo da alti fuochi di ginestre. Si ferma la processione sosta per un attimo. Danza senza tregua la Uglia, poi al culmine dell’eccitazione si balza tra le fiamme ancora alte e si passa con la protezione della vergine tra il compiacimento della folla. La processione prosegue verso un nuovo ostacolo.
Ma cos’ è mai la “uglia”? quale messaggio particolare vuol comunicare? In molti sono intervenuti nella questione. Si è parlato del tentativo di fermare la vergine per goderne della protezione; altri della perenne lotta tra il bene rappresentata dall’immagine sacra ed il male rappresentato con il fuoco; Forse vi sono gli elementi di festeggiamenti per la vittoria a Lepanto. Ma cos’è la “Uglia”? L’attraversamento del fuoco è forse un rito di purificazione? Il fuoco che tutto distrugge e consente alla natura di rinnovarsi radicalmente. Oppure si tratta della celebrazione di un evento epocale? Cos’è la Uglia? La Uglia è una manifestazione che coinvolge, la Uglia è una manifestazione da vedere.
I proverbi
- U diavëlë nun tè pecurë e vennë a lanë ( Il diavolo non ha pecore ma vende la lana)
- Ogne casë tè n’ermëscë rottë ( Ogni casa ha una tegola rotta)
- Scapëlë sti buoi e mbrestëmë s’aradë (lascia tu di arare e prestami l’aratro)
- A purëscë cadettë inda farina e se credettë mulënarë (La pulce cadde nella farina e si credette già mugnaio)
- U cavaddë astëmadë allucëdë u pelë (al cavallo bestemmiato non succede mai niente)
- U bonë l’accidë u tronë, u tristë l’aiutë Cristë. (il buono viene ucciso da un tuono, il tristo viene aiutato da Cristo)
U suverchië rombë a pignatë cu tuttë u cuverchië. (Il soverchio rompe la pignatta ed anche il coperchio)
- A bona miglierë fa u bon maridë. (La brava moglie fa il bravo marito)
- Quannë u maridë è poverieddë manchë a miglierë u po’ vedè. (Quando il marito è povero neanche la moglie lo sopporta)
A mieglia parolë è quedda ca nun së discë (meglio essere riservati)
Si u mbrestë fossë bonë së mbrestassërë i miglierë (Se il prestito fosse una buona cosa si prestassero le mogli)
La cucina : Strascinati con la mollica
Ingredienti:
Mollica di pane
Olio
Salsa di pomodoro
Cipolla
Far rosolare in un po’ d’olio un trito di cipolla ed aggiungervi della carne di maiale, meglio se un po’ di salsiccia. Una volta rosolata anche la carne, aggiungere della salsa di pomodoro, acqua e sale q.b. . Portare ad ebollizione e lasciarla consumare a fuoco lento per un paio d’ore.
In una padella appena unta d’olio far dorare la mollica di pane sbriciolata. Cuocere gli strascinati in acqua salata e poi scolare in una zuppiera ampia. Condire il tutto con la mollica e con il sugo.
La Scheda
Comprensorio
Frazioni e contrade
Pantano, Tora, Sciffra, Rifreddo, Mulino di Capo, Piancardillo, Campo di Giorgio, Villafranca.
Comunità Montana:
Alto Basento con sede a Potenza
Strade e Piazze principali
Piazza Vittorio Emanuele II, Piazza Risorgimento, Via Umberto I, Via Marconi, Via Aldo Moro, Via Garibaldi, Via Dante, Via Cavour, Via Mario Pagano, Via Regina Margherita.
Numeri utili
Comando Stazione Corpo Forestale dello Stato
Caserma Carabinieri, 0971/420002
Cultura:
Biblioteca Comunale, circa 6000 volumi di vario genere, apertura lunedì-venerdì 0971/620214
Ludoteca,
Museo Scenografico del Costume e della Civiltà Rurale. via A. Moro.
Istituto scolastico comprensivo Pignola e Abriola
Cognomi più diffusi: Albano, Rosa, Scavone.
CAP 85010
Prefisso teleselettivo : 0971
Zone di interesse archeologico
E’ ormai assodato che un braccio della via Herculea nel tratto che collegava l’antica Potentia a Grumentum attraversasse il territorio pignolese in quella che oggi è la piana di Pantano. Nella zona numerose sono stati i ritrovamenti di tombe, tutte del IV secolo, specie nell’area di Serra San Marco e nella zona di Sciffra. Una vasta area è oggi individuata come area archeologica, specie dopo che Di Cicco attestò in loco la presenza di un pago romano.
I Sindaci e primi cittadini dal 1900
1900-14 Postiglione Leopoldo, sindaco.
1914-17 Pietrafesa Ferdinando, sindaco.
1917/19 Coppola Ettore, Regio Commissario.
1919/20 Postiglione Nicola, Commissario Prefettizio.
1920 Pergola Vincenzo, Commissario Prefettizio.
1921 Cafiero Giovanni, Commissario Prefettizio.
1921 Battarino Giovanni, Commissario Prefettizio.
1922/23 Tucci Michele, Sindaco.
1923 Di Biase Michele, Commissario Prefettizio.
1923/28 Ferretti Luigi, Podestà.
1929/30 Guma Mario, Delegato Podestarile.
1931 Guma Nicola, Delegato Podestarile.
1932 Guma Mario, Delegato Podestarile.
1933/34 Cammarota Ferdinando, Delegato Podestarile.
1934 Guerrizio Vincenzo, Delegato Podestarile.
1935 Petrone Potito, Delegato Podestarile.
1935 Tomaiuoli Edoardo, Commissario Prefettizio.
1936/37 Tucci Giuseppe, Podestà.
1937/43 Guerrizio Vincenzo, Podestà.
1943 Laurino Gennaro, Commissario Prefettizio.
1943 Paciello Alberto, Commissario Prefettizio.
1944 Tucci Giuseppe, Commissario Prefettizio.
1944/46 Marchese Gerardo, Commissario Prefettizio.
1946/52 Corleto Luigi, Sindaco.
1952/53 Villoni Maria Elena, Sindaco.
1953/56 Datena Nicola, Sindaco.
1956/60 Ferretti Eugenio, Sindaco.
1960/64 Ferretti Eugenio, Sindaco.
1964/68 Datena Nicola, Sindaco.
1968/70 Rosa Felice, Sindaco.
1970/75 Paciello Domenico, Sindaco.
1975/80 Paciello Domenico, Sindaco.
1980/85 Scavone Saverio, Sindaco.
1985/1989 Scavone Saverio, Sindaco.
1989 Cozzoli Olga, Commissario Prefettizio.
1989/94 Summa Leonardo, Sindaco.
1994/98 Patrone Paolo, Sindaco.
1998/03 Patrone Paolo, Sindaco.
Bibliografia su Pignola
Ferretti Vincenzo. Pignola in tre itinerari.Guida Turistica Ragionata. Speciale Campanile, Anzi, 1991.
Ferretti Vincenzo. Vineola, Vignola, Pignola di Basilicata. Edizioni il Portale, Anzi, 1988.
Ferretti Vincenzo. Il Canto dei Pignolesi. Erreci Edizioni, Anzi, 1998.
Ferretti Vincenzo. Pignola nel millenovecento, Erreci edizioni, Anzi, 2000.